Sin dal Neolitico le genti che abitavano il territorio di Buddusò hanno sfruttato una delle sue risorse naturali più caratteristiche, il granito. La preziosa pietra non era presente solo nella quotidianità, infatti la devozione e i relativi riti dedicati ai propri cari defunti imponevano la conservazione dei loro resti dentro ipogei scavati nella durissima roccia, a costo di enormi fatiche. Uno di questi banconi granitici usati per il culto dei morti è in località Ludurru, a poche centinaia di metri dall’abitato del paese ‘di granito’, che rappresenta oggi il crocevia tra i territori storici di Gallura, Monte Acuto, Goceano, Baronìa e alta Barbagia. Qui, immersa tra arbusti di fillirea e querce da sughero, sorge una necropoli a domus de Janas, composta da sei ‘case delle fate’, ipogei scavati nel Neolitico finale (3200-2800 a.C.).
L’articolazione dei sepolcri è a uno o più ambienti. La tomba I presenta un padiglione con un portello che immette nell’anticella, nella quale noterai, lungo il perimetro del pavimento e del soffitto, fasce ricavate in rilievo che incorniciano le pareti e, sul pavimento, canali di scolo. Due ingressi sormontati da bande pitturate di rosso conducono alla camera centrale, da cui si diramano due ambienti secondari. Le tombe II e III sono monocellulari, in particolare il terzo ipogeo mostra una nicchia semicircolare. La quarta domus è articolata in tre vani preceduti da un’anticella, nella quale un angolo è occupato da un bancone rettangolare e al centro del pavimento è stata ricavata una coppella per il focolare o per la deposizione di oggetti votivi. Nella cella principale c’è traccia di due semicolonne. Gli ipogei V e VI sono simili, composti da un padiglione che immette in un ambiente a pianta semicircolare. All’esterno, osserverai una ‘tettoia’ che copre un ingresso alle tombe, mentre sulla sinistra della necropoli, su un masso ricoperto di licheni, è scolpita una falsa porta a simboleggiare l’ingresso nel regno dell’aldilà. Sulla sommità dell’affioramento granitico, infine, noterai un masso a forma di parallelepipedo quasi regolare, con un incavo simile a un canale e una vaschetta: l’ipotesi più probabile è che si tratti di un altare.
Buddusò conserva numerose altre testimonianze preistoriche, in tutto sono circa 60 le domus de Janas rintracciate, di cui una all’interno del paese, mentre la maggior parte nelle necropoli nelle sue campagne: oltre a Ludurru, spiccano le sepolture di Borucca. L’età del Bronzo è documentata da 32 nuraghi. Il più importante sorge lungo la strada che conduce a Bitti: è il nuraghe Loelle, nascosto tra i boschi e caratterizzato da una struttura ‘mista’, in parte protonuraghe, in parte struttura complessa. Accanto, un villaggio di capanne, due tombe di Giganti e un dolmen.