La sua poderosa struttura, costruita in varie fasi e composta da una torre maggiore al centro e un bastione con quattro torri minori angolari attorno, richiama uno dei più celebri monumenti dell’età del Bronzo, su Nuraxi di Barumini. Il nuraghe Nolza è il sito archeologico più importante di Meana Sardo, caratteristico borgo di tradizioni agropastorali, da cui dista sette chilometri (verso sud), nonché il maggiore di tutta la Barbagia di Belvì. L’edificio quadrilobato si erge sul Cuccurru Nolza, il rilievo più alto (740 metri) dell’altipiano scistoso di su Pranu, ai margini sud-occidentali del parco del Gennargentu. Da Meana la strada arriva sino a costeggiarlo, ma potrai raggiungere il nuraghe anche con la linea ferroviaria turistica del Trenino Verde, nel tratto da Mandas a Sorgono: la fermata dista appena 300 metri dal monumento.
La maestosa torre centrale, alta (oggi) circa tredici metri, domina un villaggio di capanne esteso intorno per due ettari e mezzo. Le ricerche, tuttora in corso, hanno accertato che il villaggio costituisce l’insediamento originario (XVI-XV secolo a.C.) del complesso. Le fasi realizzative della fortezza nuragica sono evidenziate dall’uso di tecniche e materiali diversi: il mastio, due delle quattro torri perimetrali e le cortine murarie orientale e settentrionale, risalenti al XIV-XIII secolo a.C., sono costruite con blocchi di scisto disposti in assetto a filari non regolari; le altre due torri e le cortine meridionale e occidentale furono costruite attorno al XII a.C. con blocchi di porfido, disposti in tecnica poligonale. A ridosso delle mura sono stati rinvenuti oltre cento blocchi di trachite perfettamente lavorati, i quali in origine costituivano la parte alta del monumento. Le varie fasi furono caratterizzate da ristrutturazioni e adattamenti, specie il mastio fu interessato da un ampio restauro.
Il Nolza, descritto dettagliatamente già nel 1842 dallo storico Vittorio Angius, fu studiato per la prima volta nel 1940 e indagato dal 1988 del ‘padre’ dell’archeologia sarda, Giovanni Lilliu. Gli scavi, proseguiti tra 1994 e 2000, hanno messo in luce gli interni. Di particolare interesse l’ambiente in cima, tra mastio e cortina, una sorta di ‘cortiletto’ privo della originaria copertura a tholos (falsa cupola), pavimentato con un lastricato di pietre di scisto, sfoglie di sughero e argilla battuta, presenta un bancone e un focolare in pietre di trachite. Sul cortiletto si apriva l’ingresso al primo piano della torre centrale. Da una scala potrai accedere alla (attuale) vetta del nuraghe e osservare lo splendido paesaggio che circonda l’area archeologica.
Fra i reperti ritrovati spiccano ceramiche del Bronzo medio e altri manufatti di uso quotidiano che arrivano sino al Bronzo finale: ciotole, tegami, macinelli in trachite e granito, pestelli ed elementi di falcetto in ossidiana, oltre a ossa animali. Un altro notevole monumento protostorico di Meana è il nuraghe Maria Incantada. Altre eredità archeologiche appartengono a epoca romana: una fonte in località Polcilis e le tombe di s’Enna sa pira e Laldà.