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Monumento

Città del sale

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L'attività estrattiva, continuata nel corso dei secoli con le "corvées" degli abitanti dei paesi limitrofi e il lavoro dei forzati, fu interrotta nel 1985 a causa dell'inquinamento dell'area chiamata Bellarosa Minore. La sistemazione attuale risale principalmente agli anni intorno al 1930 su iniziativa del Monopolio di Stato con un intervento progettuale dovuto in massima parte al direttore delle Saline, ing. Vincenzo Marchi, che disegnò sia i luoghi del lavoro, sia le residenze per i dipendenti. La prima costruzione è la piccola chiesa del Sacro Nome di Maria (1934), in forme neomedievali, seguita dalla palazzina un tempo della direzione, con richiami neogotici soprattutto nelle aperture. Successivamente, in prossimità della cabina elettrica, in mattoni rossi come tutte le altre costruzioni, si apre un viale alberato, con una doppia fila di "Ficus retusa", che conduce alla zona residenziale in una piazza interna dove sorgono le palazzine con motivi decorativi Liberty. A sinistra, si vede l'officina delle locomotive già usate per il trasporto del sale, e, superato il ponte, la vecchia sede del Dopolavoro dei salinieri (1932), trasformato del Teatro delle Saline nel 1991. La sala del teatro, costituita da platea e balconata protetta da una ringhiera in ghisa, è ornata con soggetti classici, ripetuti nelle pareti e nel soffitto a cassettoni, che inquadrano un ampio ovato centrale. I locali del dopolavoro sono divenuti gli ambienti di servizio del teatro ed ospitano anche una Biblioteca dello Spettacolo a disposizione del pubblico. Proseguendo lungo il canale di via della Palma, sulla d. sono visibili gli impianti sussidiari alla lavorazione del sale e la palazzina dei sali scelti, sede del Consorzio del parco naturale regionale Molentargius-Saline, destinato a gestire la vasta zona umida, e gli edifici dismessi della lavorazione del bromo e dei sali potassici, ormai esempi di archeologia industriale. Nel 1977 la zona umida circostante fu inserita tra i siti riconosciuti dalla Convenzione di Ramsar come habitat ideale per l'avifauna. Storia degli studi Una rassegna degli studi si trova nella bibliografia relativa alla scheda nel volume della "Storia dell'arte in Sardegna" sull'architettura otto-novecentesca (2001). Bibliografia S. Pira-F. Masala-P. Tarantini-M. Del Piano, [i]La città del sale[/i], Cagliari, Stef, 1994, pp. 25-36. G. Loddo, [i]Cagliari. Architetture dal 1900 al 1945[/i], Cagliari, Coedisar, 1999, pp. 109-110. F. Masala, [i]Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del '900[/i], collana "Storia dell'arte in Sardegna", Nuoro, Ilisso, 2001, sch. 43.

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Come arrivare

Le saline si raggiungono dal sistema viario a ridosso del lungomare del Poetto, nella zona E della città. Il contesto ambientale Il vasto e interessante complesso sorge in un'area compresa tra lo stagno di Molentargius e la spiaggia del Poetto, utilizzato per la raccolta del sale già da Punici e Romani e poi ceduto nell'XI secolo ai monaci vittorini.

Ingresso
Ingresso libero

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