A pochi passi dal mare, in un promontorio granitico di Santa Teresa Gallura, la civiltà nuragica ha lasciato alcune delle sue tracce più affascinanti, svelando i suoi aspetti intimi, quotidiani e spirituali. Nel complesso archeologico di Lu Brandali compirai un viaggio nel tempo, tra abitazioni, ‘officine’, strutture difensive e funerarie di un passato databile tra XIV sec. e X secolo a.C. Le testimonianze del lontano passato si distendono lungo le pendici del promontorio, circondate da rigogliosa macchia mediterranea. Sulla cima, sviluppato su livelli sfalsati per sfruttare la conformazione rocciosa, si erge un nuraghe caratterizzato da elementi architettonici misti, ‘a corridoio’ e ‘a tholos’: presenta un mastio circondato da un antemurale con due torri, una usata nei secoli successivi come fornace.
A ridosso dell’area fortificata, lungo il pendio e nella piana a sud-est del nuraghe, visiterai i resti del villaggio. Le capanne, generalmente a pianta curvilinea, sfruttavano anch’esse la morfologia del terreno. Le mura erano composte da blocchi disposti in filari regolari e legati con malta di fango, i pavimenti erano in terra battuta e in alcuni casi incorporavano banconi di roccia. Noterai le tracce di diverse sovrapposizioni murarie: gli ambienti furono oggetto di ristrutturazione e riorganizzazione degli spazi, con aggiunta di vani usati come ‘botteghe’ artigianali. Le capanne, spesso edificate in piccoli agglomerati e separate da stretti corridoi, non erano l’unica tipologia di soluzione abitativa: verso ovest raggiungerai infatti l’area dei tafoni, che contribuiscono al fascino de Lu Brandali. Un passaggio tra le rocce conduce a un gruppo di cavità granitiche, usate dagli abitanti del villaggio sia come rifugi che come sepolture.
A poche decine di metri dal sito, nella porzione più a valle del complesso, ecco una tomba di Giganti: dalle dimensioni delle fondazioni ancora visibili potrai intuirne la maestosità. Il corridoio tombale è lungo più di sei metri e termina a forma di abside, la pavimentazione è in lastre piatte davanti all’ingresso dell’esedra, in ciottolato nello spazio restante, due stipiti, sui quali originariamente poggiava un architrave, delimitano l’ingresso. Qui, migliaia di anni fa, si svolgevano arcane e misteriose cerimonie, in cui fedeli e sacerdoti consumavano pasti rituali e frantumavano al suolo i recipienti di ceramica, come mostrano i numerosi reperti venuti alla luce durante gli scavi.
Terminata la visita nella quotidianità del passato, ti aspetta il magnifico mare di Santa Teresa: proseguendo verso il promontorio-penisola di Capo Testa incontrerai le splendide spiagge di Rena di Ponente e Rena di Levante; e nella parte occidentale del capo, non potrai mancare l'incanto di Cala Grande-Valle della Luna. A pochi passi dalla piazza principale del borgo c’è la baia di Rena Bianca, spiaggia cittadina di sabbia soffice e bianchissima, sorvegliata dall’alto dall’imponente Torre di Longonsardo, costruita nel XVI secolo per volere del re Filippo II, proteggeva dalle incursioni piratesche. Oggi è simbolo della città e suggestiva location per ammirare gli scenografici tramonti.