Uno degli elementi fondamentali della vita contadina nell’Isola, il grano, è assoluto protagonista di una struttura espositiva ricavata all’interno di un’antica casa padronale tipica della Trexenta. Il museo del grano sorge a Ortacesus, borgo le cui tradizioni si legano alla coltivazione e produzione cerealicola da millenni: l’area, infatti, era considerata uno dei granai di Roma. Il recupero della casa padronale della famiglia Serra, iniziato alla fine del XX secolo, ha risparmiato alcuni elementi originali, come i mattoni in ladiri e s’imperdau, il pavimento a ciottoli che noterai davanti all’ingresso dell’edificio. L’esposizione presenta una particolarità: gli ambienti sono organizzati in base alla tradizionale divisione del lavoro nei campi tra uomini e donne. Una delle stanze più caratteristiche, s’omu de su strexu de fenu, svolgeva una duplice funzione: vi si ricevevano gli ospiti, ma era anche il luogo dove le donne setacciavano il grano e preparavano il pane.
Durante il percorso ammirerai oggetti – in particolare attrezzi agricoli in sa omu de is ainas, la stanza in uso agli uomini -, immagini fotografiche, disegni e testi, inoltre ascolterai racconti del mondo agricolo trexentese su nastri e supporti audiovisivi. Il museo non è solo un luogo da visitare passivamente: tra il cortile e s’omu ‘e su forru parteciperai a laboratori di panificazione, imparando a preparare il lievito madre e ad accendere il forno. È anche l’occasione per ammirare la preparazione di pani tradizionali come su pani pintau e su pani de sa coia, realizzati durante feste e occasioni speciali. Non solo pane, si svolgono anche dimostrazioni dei metodi di preparazione di alcune paste, come is malloreddus e sa fregua.
Il ciclo di lavorazione del grano è mostrato in una sala dove, a ciclo continuo, è proiettato un filmato realizzato negli anni Sessanta del XX secolo dallo studioso danese Wes Bentzon. Un altro ambiente, s’omu de tziu Burranca, è dedicato al maestro di launeddas Dionigi Burranca. Osserverai, inoltre, numerose altre sale, tra le quali la stanza della mola, in passato azionata dal movimento degli asini, e le stalle usate per il ricovero degli animali.
Terminata la visita al museo, potrai passeggiare lungo il reticolo di stradine e vicoli del centro storico, ammirando la parrocchiale di San Pietro, in stile gotico-catalano. Fuori dal paese le tappe imperdibili sono la chiesa di San Bartolomeo, risalente al XII secolo, e il nuraghe s’Omu de s’Orcu, al confine con Guasila.