Con aspetto imponente e forme curiose l’Ortobene si erge alle porte di Nuoro, pochi chilometri a est della città. Il massiccio sfiora i mille metri, costellato di punte e torrioni dalle forme strane che assumono sembianze talvolta umane, talvolta animali. I suoi 1600 ettari, abitati sin dalla preistoria, offrono infiniti paesaggi: alte rocce granitiche svettano solenni e si alternano ad avvallamenti. Qui potrai fare scalate e seguire sentieri segnati in ‘scampagnate’ attraverso fitti boschi di querce leccio con sprazzi di roverelle, sughere, agrifogli e macchia mediterranea: cisti, corbezzoli, lavanda, lentischi e ginestre. Nei prati fioriscono orchidee mentre il sottobosco, vicino a sorgenti, è colorato da ciclamini, felci e vari funghi. Il monte è habitat di mammiferi (cinghiale, donnola, lepre, martora, volpe), rapaci (aquila reale, astore, falco pellegrino, poiana e sparviere) e altri volatili (pernici, tortore e passeri). Un tempo c’erano anche cervo, muflone e avvoltoi.
L’Ortobene è incorniciato a nord e sud da fiumi, tra cui il Cedrino, a est e ovest da valli, caratterizzate da testimonianze prenuragiche, come le tre domus de Janas di Maria Frunza, sas Vrighines e Janna Ventosa. Testimonianze più recenti sono i ruderi delle chiese di sa Itria e santu Jacu. Cuccuru Nigheddu è la sua vetta (955 metri), punto panoramico da cui lo sguardo spazia dal monte Albo all’altopiano di Orune. Inoltrati nei suoi parchi: potrai visitare in bici o coi pattini Sedda Ortai, col fresco abbraccio di pini e conifere, e ammirerai una pietra a forma di fungo: sa Conca, un ovile ricavato dentro un’enorme roccia. Di grande interesse anche il parco di Solotti, vicino alla Casa Diocesana, teatro di ritiri spirituali. Il parco che più identifica il monte è in cima: il Redentore, dominato dalla statua firmata da Vincenzo Jerace (1901), meta ogni anno a fine agosto della processione della Sagra del Redentore. Mentre in città vanno in scena sfilata di costumi, canti e balli tradizionali di tutti i paesi sardi. Scendendo ammirerai vallata e monti di Oliena e, nei giorni tersi, scorgerai in lontananza il bagliore celeste del mare della Baronìa.
Il monte è da sempre luogo caro ai nuoresi, specie a Grazia Deledda. Sito simbolo è la chiesetta della Solitudine, costruita a metà XX secolo sul sito di una chiesa seicentesca e dove hanno riposato dal 1959 al 2007 le ceneri della scrittrice.