Si arrampica a quasi 700 metri d’altitudine nella più settentrionale delle tre cime del Tuffudesu, dominato dal castello dei Malaspina, risalente a fine XII secolo, di cui ammirerai due torri e mura perimetrali. Osilo, borgo di tremila abitanti, è il secondo Comune più alto della provincia di Sassari. Ha origini medioevali e fu centro molto importante sino ai primi del XX secolo. Ha conservato vive tradizioni artigiane, specie manufatti tessili, e agropastorali: è la patria del formaggio pecorino. Altra prelibatezza sono le casadinas (formaggelle). Ad agosto, viuzze in acciottolato, case in pietra ed edifici storici (come il Palazzo civico del 1600) si animano con Artes Antigas, riscoperta di antichi mestieri e cultura tradizionale, e con la Corsa all’anello, giostra equestre dove i cavalieri, in abiti tradizionali, al galoppo, infilzano anelli sospesi lungo il tracciato.
Osilo vanta un numero eccezionale di chiese: 36. Spiccano la parrocchiale dell’Immacolata Concezione (fine XVII secolo), con altare in marmo policromo e coro ligneo settecentesco, e la piccola chiesa di san Maurizio, in stile gotico-catalano (XVII secolo), con altare in tufo che custodisce la statua del santo in una nicchia dipinta con conchiglia scolpita. Santa Ittoria ‘e sa Rocca fu ristrutturata nel 1731 con prospetto rinascimentale e andamento curvilineo. Nel centro storico, si erge Nostra Signora del Rosario (XVII secolo), esempio di arte tardo-rinascimentale con richiami gotici. Non lontana c’è la chiesa di Babbu Eternu, forse la più antica del paese. Mentre, in periferia c’è Sant’Antoni ‘e sa punta (XVII secolo). Da non perdere Nostra Signora di Bonaria, sulla vetta del Tuffudesu, a 800 metri d’altezza: da qui godrai di una vista che arriva fino all’Asinara. Fu simbolo per i marinai, dato che è uno dei primi punti avvistabili dal mare. Infine, le chiese di san Giovanni battista, santa Lucia e san Lorenzo, citata già nel 1688 ma restaurata a inizio XX secolo. La chiesetta si trova nella frazione omonima, all’interno della valle dei mulini. Qui la natura calcarea della roccia è caratterizzata da improvvisi salti, che permettono all’acqua di scorrere con forza tanto da essere stata sfruttata da sempre: a metà XIX secolo si contavano 25 mulini attivi. Oggi, in disuso, sono visitabili. Negli strapiombi del Tuffudesu e del resto del territorio ci sono più di trenta vie di arrampicata. Oltre che di climber, l’area è meta di appassionati di mountain bike, grazie a rilievi, mulattiere e strade tortuose. Il territorio è disseminato di tracce umane sin dal Neolitico: le otto tombe a domus de Janas di Ittiari e le tre di Is Scalas, due tombe di Giganti e una decina di nuraghi, tra cui sa Pala ‘e su Cossu.