Sorge nel Logudoro, tra i crateri vulcanici del Meilogu e i ‘tesori’ archeologici della Valle dei Nuraghi, a pochi chilometri da uno dei più famosi complessi nuragici della Sardegna, il Santu Antine di Torralba. In realtà, il Parco dei Petroglifi, ‘immerso’ nella piana di Nurighe, nel territorio di Cheremule, merita una visita indipendentemente dalle attrazioni vicine: dal 2025, per il fascino e le particolarità che lo contraddistinguono, fa parte dell’elenco delle 17 domus de janas divenute patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Il parco comprende tre necropoli, risalenti al Neolitico recente, ovvero alla seconda metà del IV millennio a.C.: Museddu, Tennero e Mattarigotza, per un totale di 37 tombe.
La necropoli di Museddu si trova più a nord rispetto alle altre due. Conta 18 domus, per lo più ricavate lungo i versanti est e sud di un bancone calcareo. La maggior parte di esse è composta da una cella quadrangolare con anticamera, a volte sono presenti vani secondari. Ti rimarranno impresse, soprattutto: la tomba denominata Sa Presone, dove noterai un focolare, una zoccolatura lungo le pareti, delle lesene e una nicchia il cui portello è decorato con una cornice dotata di architrave in rilievo; e la ‘tomba della cava’, nella cui parete esterna accanto all’ingresso sono state scolpite 12 figurine antropomorfe, forse raffiguranti una scena funebre.
In direzione sud troverai le altre due necropoli: in quella di Tennero, tra le sue nove domus, spicca la ‘tomba Branca’, che si compone di un ambiente preceduto da un dromos, al termine del quale si trova un padiglione. Qui ammirerai un’altra serie di petroglifi antropomorfi, incisi con la tecnica della martellina. Se ne trovano sei nella parete sinistra, almeno otto in quella destra, altri sei nel lato frontale. Le figure hanno le braccia protese in alto, in posizione orante, tranne una, capovolta: forse rappresenta la ‘discesa’ nel mondo dell’oltretomba. Le dieci domus più meridionali sono quelle della necropoli di Mattarigotza. La maggior parte di esse presenta una struttura semplice, due sono monocellulari. Noterai, comunque, elementi decorativi, come portelli con architravi in rilievo e bucrani, ovvero raffigurazioni di teschi di bovino con le corna.
La zona fu frequentata anche in epoca romana e medievale: le tracce di focolari, vasche e canalette, nonché le evidenze di estrazione dei blocchi, fanno ipotizzare che i romani usassero la necropoli come sito per la vinificazione e come cava di calcare. In età vandalica e bizantina tornò, invece, all’originale funzione funeraria.
Proseguirai il tour archeologico nella vicina valle dei Nuraghi, dove ti attendono, nel territorio di Torralba, il maestoso Santu Antine, soprannominato Sa Domu de su Re, e, nel territorio di Giave, il nuraghe Oes, oltre a dolmen, aree sacre e tombe di Giganti. Non perdere occasione anche per una visita ad alcuni dei più particolari residui di attività vulcanica, come sa Pedra Mendalza.