Il nome è catalano, significa gabbiano. La spiaggia di Porto Alabe è un’ampia distesa di sabbia compatta e a grani medio-grossi, di vari colori, dal bianco al giallo dorato sino all’ocra, che si affaccia su acque limpide che variano dal verde smeraldo al blu, e alle spalle contornata da dune ricoperte di verde mediterraneo: è il gioiello della marina di Tresnuraghes. Percorrendo i sei chilometri della provinciale 83 che separano il borgo della Planargia dalla sua frazione marinara di Porto Alabe, avrai l’impressione di passare in un attimo da suggestivi paesaggi collinari agropastorali all’azzurro del mare, che si fregia ogni anno delle cinque vele della Guida Blu di Legambiente. La spiaggia è orlata da falesie, parte terminante delle rias, ossia colline vulcaniche segnate da gradoni che scendono dolcemente sulla costa. Il fondale basso e lentamente digradante agevola la balneazione, ideale per famiglie con bambini. Parcheggio e punti ristoro sono vicini alla spiaggia.
Andando oltre i promontori che la delimitano troverai numerose e isolate spiaggette di sabbia fine rosa. Per raggiungerle, dal parcheggio, potrai seguire comodi sentieri lungo i costoni rocciosi. Insieme alla calette minori, Porto Alabe si estende per vari chilometri: è uno dei tratti sabbiosi più lunghi di Planargia e Montiferru, dopo Bosa Marina (distante dieci chilometri). In tutto la marina di Tresnuraghes occupa sette chilometri di litorale. Alla sabbia si alternano alti faraglioni, sopra cui gli aragonesi costruirono un sistema difensivo costiero composto dalla torre Foghe, vicino alla foce del riu Mannu, e da quelle di Ischia Ruja e Columbargia. La rada di Foghe è sempre stato punto di sbarco per invasori mori e pirati. Già nell’Antichità era stato approdo dei Ciddilitani di origine romana e gli Euticiani, provenienti dall’isola greca di Eubea. Qui sorgeva forse l’antico centro di Ciddilis.
Tresnuraghes deve il nome a tre nuraghi un tempo vicini all’abitato: solo di uno restano tracce. Le testimonianze dell’età del Bronzo abbondano però nel territorio: i nuraghi Martine, Nani e Tepporo e una tomba di Giganti lungo la strada per la chiesa di San Marco. Vicino al santuario campestre scorgerai anche testimonianze del Neolitico: domus de Janas e il dolmen su Ju Malmuradu (giogo pietrificato). In centro predominano case basse, sviluppatesi intorno alla parrocchiale di San Giorgio martire, una delle tantissime chiese del centro. Nelle manifestazioni religiose e civili potrai assaporare la malvasia, rinomato vino doc. Imperdibile è il museo casa Deriu, dove farai un viaggio nel tempo attraverso storia di giornalismo, stampa sarda, moda, viaggi e vita borghese del XVIII-XIX secolo.