È immerso in un suggestivo paesaggio tra massi granitici modellati dal vento e imponenti boschi di lecci, sughere, olivastri e macchia mediterranea. Telti è un tipico borgo di collina della profonda Gallura, popolato da oltre duemila abitanti – in parte sparsi nelle campagne attorno - e legato principalmente ad agricoltura e allevamento. In forte espansione sono le imprese che lavorano granito, ferro e legno e la produzione artigianale di pasta fresca, pane e dolci. Telti è Comune autonomo dal 1963, quando si separò da Tempio Pausania. Il nome deriva da Tertium, stazione militare romana sulla biforcazione della strada Olbia-Gemellae, dalla quale derivò nel Medioevo Villa Torcis, villaggio coinvolto nel XIV secolo nella lunga guerra tra Corona d’Aragona e giudicato d’Arborea. L’odierno abitato è di recente costruzione. A partire dal XVIII secolo i vari stazzi (tipici insediamenti rurali) circostanti si riunirono, anche per iniziativa papale, attorno a due chiesette allora campestri, la chiesa di sant’Anatolia (del XVIII secolo) e la chiesa di santa Vittoria, oggi ‘cuore del paese’, edificata nel 1899 in stile settecentesco. Entrambe erano un tempo riferimenti religiosi per i paesi vicini che vi si riunivano in devozione. Nel piccolo centro storico ammirerai il colore del granito locale e vari murales. Non lontano dal centro troverai il museo culturale e naturalistico della Sardegna, che documenta vita della comunità locale, gli spazi domestici tradizionali, mondo animale, vegetale e minerale. In direzione Calangianus, sorge la seicentesca chiesa campestre di san Bachisio, celebrato a maggio con un pranzo comunitario. Particolarmente suggestivi sono i riti della Settimana Santa e le sfilate in abiti tradizionali delle feste per le sante Anatolia e Vittoria.
La zona è ricca di sorgenti e torrenti che rendono particolarmente fitta e rigogliosa la vegetazione. Il rilievo più alto, monte Pinu, alto 750 metri, coperto da un vasto bosco di pini marittimi. Il ritrovamento di alcuni tafoni granitici usati (rocce scavate da erosione naturale) come sepolture accertano la frequentazione del territorio dal Neolitico (5000-2700 a.C.). Alla successiva età del Rame appartengono alcune domus de Janas, piccole grotticelle artificiali scavate nella roccia. L’area fu poi densamente popolata nell’età del Bronzo: le genti nuragiche, Ilienses e Balares edificarono vari nuraghi come il Putzolu in località omonima, a pianta ellittica con tre celle e corridoio, e La Prexona di Siana, in località Aratena, in origine trilobato con mastio collegato ad altre tre torri poste a triangolo. Il nome deriva dal fatto che in epoca giudicale fu usato come prigione. A testimoniare la possibile esistenza di un villaggio tra IX e III secolo a.C. è il ritrovamento di varie monete di età punica.