Si arrampica sulle falde dell’imponente monte Gruttas, circondato dai paesaggi impervi e selvaggi del ‘suo’ Supramonte: vette alte mille metri, burroni, pareti a strapiombo, voragini, doline, canaloni che arrivano sino al mare. Urzulei è un centro di mille e 300 abitanti del nord dell’Ogliastra al confine con le Barbagie, basato sull’allevamento, da cui provengono prelibate eccellenze: prosciutti e guanciali (di maiale o di cinghiale) e formaggi, tra cui casu marciu, sa frue e caglio di capretto.
Al confine con Orgosolo sarai impressionato da su Gorropu, gola profonda 500 metri e lunga un chilometro e mezzo, uno dei canyon più grandi e spettacolari d’Europa, modellato nei millenni dal Flumineddu, uno dei due maggiori corsi d’acqua della zona, insieme al Codula di Luna, che scorre dolcemente sino al golfo di Orosei. Ginepri e tassi millenari, foreste di leccio, come su Fennau, ed essenze mediterranee ricoprono le vallate, colorate in primavera anche da orchidee, rose peonie e oleandri. È l’habitat di muflone e aquila reale. Nell’oasi sa Portiscra vedrai anche il cervo sardo.
Per secoli limite d’accesso per i dominatori romani, questi territori per un terzo sono composti da rocce carbonatiche forate da circa 200 grotte. Si distinguono quelle di su Palu, 15 chilometri di gallerie e sale simili a mondi fiabeschi, de s’Edera, in cui scorrono tre corsi d’acqua che si riuniscono in un torrente riemergente nella sorgente di su Gologone; e di su Eni de Istettai, che arriva sino nel cuore del Supramonte, meta di speleologi di tutto il mondo. I rilievi impervi furono ampiamente abitati in età nuragica. A testimoniarlo le due monumentali tombe di Giganti di s’Arena, parte del complesso comprendente il nuraghe Perdeballa, il villaggio Or Murales, che con oltre cento capanne è uno dei più grandi dell’Isola, e il santuario ipogeico sa Domu ‘e s’Orcu, grotta che sovrasta il paese, dove è stata trovata ‘La madre dell’ucciso’, celebre bronzetto esposto al museo archeologico nazionale di Cagliari. Potrai visitare grotte e siti nel cammino di san Giorgio, da cui ammirerai s’Iscala de su Piscau.
Il paese è impreziosito da antichi edifici di culto: la cinquecentesca chiesa di san Giorgio, in stile gotico-aragonese, la parrocchiale di san Giovanni battista (XVII secolo) che custodisce altare in marmo rosa e pregevole battistero, e chiesetta di sant’Antonio da Padova. Il patrono è celebrato due volte: 26 aprile e fine agosto, quando assisterai al palio di Urzulei. San Giovanni è festeggiato il 24 giugno. Una settimana prima si festeggia nella chiesetta di san Basilio magno del villaggio medioevale di Mannorri, scomparso a fine XVIII secolo per una vicenda misteriosa che racchiude faida e balentia, amore e tradimento. Echi del passato sono in musiche, balli, gare poetiche e nelle casette rionali del museo Andalas de memoria. Dei riti del culto di Dioniso resta memoria nella maschera carnevalesca di su mamuthon’e bruvera, detta anche s’Urcu. Ogni agosto il paese è animato da un torneo di morra, cui partecipano contendenti di tutta Europa. La cucina è tradizione: macarrones imboddiaos, culurgiones, maialetto e capretto arrosto, agnello al tegame e pecora in cappotto, selvaggina alla cacciatora o aromatizzata col mirto. Tutto accompagnato dal cannonau. Su piggiolu è il pane per eccellenza.