È al centro della Trexenta, disteso tra due valli alle falde del monte Nuritzi. Selegas è un paese di mille e 400 abitanti, di tradizione agricola: il nome deriverebbe dalle abbondanti coltivazioni di segale – ‘pane nero’ della plebe di Roma - o da segetes, ‘cereali’, quindi ‘terra di Cerere’, dea delle messi. Anche la struttura urbanistica è tipicamente rurale, con case basse, le cui facciate sono impreziosite da murales, che raccontano attività e società locali e ‘soggetti rinascimentali’ della pittrice Liliana Cano. Ai dipinti murari è dedicata a luglio la manifestazione sa domu de perda. Nel ‘cuore’ del paese spunta la parrocchiale di sant’Anna, in stile gotico-pisano del XII-XIII secolo, arricchita dall’altare marmoreo. Il campanile ha quattro campane, sulla più antica (1608) è inciso Seligas. Alla chiesa è unito il museo della parrocchia, che conserva statue, libri liturgici e arredi sacri, datati tra XVI e XIX secolo. La patrona è celebrata a fine luglio con una processione e manifestazioni che esprimono radicate usanze del paese: sfoggio di abiti, musica e balli tradizionali e gare poetiche. Accanto alla parrocchia sorge una grotta dedicata alla Madonna di Lourdes. Nella cima del paese spiccano le chiesette di santa Vitalia, dove si festeggia a inizio ottobre, e di sant’Elia, costruita nel 1810 sulle rovine di San Pietro, dove forse nella preistoria c’era una fonte sacra nuragica. Da visitare anche il cinquecentesco oratorio del Rosario e i ruderi di Nostra Signora d’Itria, che sorge nell’area più ‘romanizzata’ del territorio: lo certificano frammenti di anfore, brocche e stoviglie di ceramica e tracce della Carales-Olbia per Bioram. Un altro tratto di strada romana affiora nella frazione di Seuni, a due chilometri dal paese. Antico e importante borgo, oggi, popolato da 300 abitanti, conserva il santuario di santa Vittoria martire, in origine del 1581 e ricostruito a metà XX secolo. La santa è festeggiata a maggio, nello stesso mese assisterai alla festa di sant’Isidoro, patrono degli agricoltori, appuntamento atteso, così come il carnevale.
Le alture di Selegas furono abitate dalla preistoria: a Turriga è stata ritrovata una statuina di dea Madre di calcare marmoreo, alta 40 centimetri, esposta al museo archeologico nazionale di Cagliari. L’opera è simile a quelle rinvenute nell’Egeo. Tra i resti dell’età del Bronzo spicca il nuraghe Nuritzi, complesso, di cui è in piedi parte del mastio. Il nuraghe Simieri è collegato al Santu Teru di Senorbì, dove fu rinvenuto un capolavoro d’arte nuragica: il bronzetto di un soldato cornuto. Sorge sul Bruncu Simieri, chiara alterazione di ‘monte dei Sumeri’, i quali erano soliti erigere i loro tempi, gli ziqqurat, sulle alture, a contatto col cielo: non è improbabile che nell’Eneolitico uno ziqqurat sia stato abbattuto dai nuragici per estrarre materiale utile a costruire la loro sede. Vicino ai nuraghi di Bruncu is Olias e Bruncu sa Figu, spuntano i resti di una tomba di Giganti e di un pozzo sacro.