Si distende su un territorio fertile, da cui derivano produzioni d’eccellenza come gli agrumi, e punteggiato di siti preistorici e di archeologia industriale. San Vito è un paese di poco meno di quattromila abitanti del Sarrabus, molto legato alle tradizioni, di cui è testimone lo splendido antico costume sanvitese. Nel Medioevo il centro fece parte dei giudicati, prima di Cagliari poi di Gallura, passando dopo a Pisa, infine fu conquistato dagli aragonesi. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, lungo il filone argentifero del Sarrabus-Gerrei – la seconda area per estensione del parco geominerario della Sardegna - iniziò l’attività estrattiva: erano una decina i siti minerari che costituivano la ‘via dell’Argento’. Agli inizi del XX secolo ci lavoravano complessivamente più di 1500 minatori, due terzi nella sola miniera di monte Narba. All’interno del palazzo civico sanvitese, il museo La Via dell’Argento documenta storia e vita mineraria attraverso fonti orali, documenti, fotografie e oggetti di lavoro.
Nell’abitato sono da visitare anche le chiese di San Vito, patrono del paese, di San Lussorio, di Santa Maria e di Sant’Antioco. Nella frazione di San Priamo sorge un santuario del XIII secolo, caratterizzato, al suo interno, da una domu de Janas da cui sgorga una sorgente dalle acque, per tradizione, ‘miracolose’. Vicino alla chiesetta si erge il nuraghe Asoro. Sono due delle varie testimonianze preistoriche del territorio. In località sa Conserva (o Nurasci), sono state individuate tracce di un insediamento del Neolitico finale (3200-2800 a.C.), con reperti di ossidiana e ceramica. Altre importanti testimonianze sono la necropoli a domus de Janas di Pranu Narbonis e il nuraghe Genna Mesa.
Varie feste animano l’estate sanvitese: a fine luglio c’è la sagra de sa Prazzira e de sa Pezza de Craba, ‘pizza tipica’ e carne di capra, accompagnata da spettacoli folk e mostra-mercato di prodotti tipici. A fine agosto vanno in scena, a San Priamo, la sagra de su Pisci, con degustazione di pesce arrosto, e in paese sa Cursa a su Coccoi, giostra equestre in cui i cavalieri lanciati in velocità infilzano un pane tipico. Alle discese dei cavalieri si alternano acrobazie di abili fantini. Nella manifestazione rientra il palio degli asinelli, spettacolo che coinvolge soprattutto i bambini. Gli eventi savitesi sono accompagnati dal melodioso suono delle launeddas, strumento policalamo le cui origini si perdono nel tempo. L’Accademia del maestro Luigi Lai tramanda oggi l’uso di un’ancestrale tradizione sarrabese.