“Mentre viaggiava arrivò a un monte presso cui c’era una strada che poteva essere più breve e diritta passandoci attraverso”. La Legenda sanctissimi Georgii presulis suellinsis, documento agiografico del 1117 sulla vita di san Giorgio, primo vescovo della diocesi di Barbaria, racconta che, in occasione di una visita pastorale a Osini, giunto ai piedi di un monte impenetrabile, stanco per il viaggio e pensando ai disagi dei viandanti, il santo pregò perché si aprisse un varco che rese il cammino più breve e agevole. Vicino fece scaturire anche la sorgente de s’abba de sa santidade (acqua della santità) – oggi meta di pellegrinaggio - per alleviare ulteriormente le fatiche dei viandanti. In onore del ‘miracolo’, gli osinesi gli intitolarono nel XIV secolo una chiesetta ai piedi della montagna. Così nacque, secondo leggenda, la Scala di San Giorgio, detta anche Gola o Arco di San Giorgio, riconosciuto monumento naturale nel 1994, che si apre a 900 metri d’altitudine lungo le pareti che delimitano a est l’ampio tavolato calcareo-dolomitico del taccu di Osini che sovrasta il borgo ‘vissuto’ due volte.
Skala indica un accesso ripido e accidentato attraverso il costone di un rilievo, nel caso specifico un valico lungo sei chilometri che collega le valli del rio Pardu, a nord-est, e del Flumineddu, a sud-ovest. La stretta gola, originata da una frattura nel bordo dell’altopiano e delimitata da alte e incombenti muraglie rocciose alte 50 metri, ha un particolare unico: è attraversata da uno nastro d’asfalto che parte dal paese e permette una facile visita. Il luogo è tutto caratterizzato da pareti perfettamente verticali, maestose fratture e incisioni nelle rocce. La più imponente è sa Brecca ‘e Usala, che attraversa in senso verticale la la gola e sprofonda per quasi cento metri. Risalendo lungo le pareti de sa skala, vicine fra loro, finito l’asfalto, grazie a un viottolo inframmezzato da gradini, giungerai fino in cima al taccu di Osini, in un ambiente solitario, coperto da lecci. La punta più alta (quasi mille metri) è s’Assa de su Casteddu (parete del castello), toponimo che ha indotto a ipotizzare che qui si ergesse una fortezza medievale. In realtà più verosimilmente vi sorgeva una postazione militare romano-bizantina, come confermerebbe il ritrovamento di monete e ceramiche dell’epoca.
Da lassù lo spettacolo è maestoso: si domina l’intera Ogliastra, sino al mare, comprese le case disabitate dell’‘Osini storica’, abbandonata dopo l’alluvione del 1951. Il nuovo abitato è sorto più a monte, impreziosito da capolavori d’arte di Maria Lai, Costantino Nivola e Pinuccio Sciola. Oltrepassato il valico, accederai al parco naturale e archeologico dela valle di Taccu. L’eredità protostorica più maestosa è il nuraghe Serbissi, formato da torre centrale e tre angolari. Simili caratteristiche architettoniche presentano altri nuraghi posti a guardia dell’area. Al centro della valle, troverai i nuraghi ‘gemelli’ Orruttu e Sanu; nelle vicinanze, i resti di una tomba di Giganti. Vicino alla ‘scala’, ma nel territorio di Ulassai, sorge un altro monumento naturale: la spettacolare grotta su Marmuri.