Aperto per la prima volta nel 1988 nell’ex residenza del direttore delle miniere, rinnovato e inaugurato una seconda volta vent’anni dopo, conserva la vocazione originaria di esposizione territoriale e legata alle ricerche sulle eredità fenicio-puniche del Monte Sirai. Il museo Villa Sulcis, emblema delle origini di Carbonia e del suo territorio, col un approccio didattico-divulgativo aiuta a contestualizzare i reperti archeologici esposti, ricostruendo gli ambienti in cui sono stati ritrovati e dove venivano usati. Le collezioni private ‘Doneddu’ e ‘Pispisa’ contribuiscono ad aumentarne interesse e fascino rappresentando tutte le civiltà che hanno abitato il Sulcis. Un’esposizione tattile ti permetterà anche di toccare i reperti, datati fra Neolitico antico (VI millennio a.C.) ed età bizantina (V-VI secolo d.C.).
La ‘sala del territorio’ racconta nascita di villaggi e attività nel Neolitico, tra cui culto di divinità e dei morti, contatti con le altre culture europee, lavorazione dei primi metalli nell’Eneolitico (2800-1800 a.C.); poi la vita delle comunità nuragiche e lo sfruttamento delle miniere nell’età del Bronzo (1800-900 a.C.); infine l’età del Ferro e i rapporti con greci, etruschi e soprattutto fenici (900-550 a.C.). Molti reperti arrivano dal riparo sottoroccia di su Carroppu, nella frazione di Sirri, sito che ha retrodatato sino al Mesolitico (9000 a.C.) le vicende preistoriche della Sardegna: qui è attestato il più antico nucleo di civiltà. Il sito è stato abitato stabilmente nel Neolitico: vedrai nel museo numerosi frammenti ceramici - pentole, scodelle e ciotole - variamente ornati, a bande. Abbondanti anche i reperti in ossidiana del monte Arci. Altri materiali arrivano dalle necropoli a domus de Janas di monte Crobu e di Cannas di Sotto, formata da 18 ipogei funerari accessibili direttamente dalle sale del museo; dal villaggio preistorico di Barbusi; da alcune grotte ‘neolitiche’ e da siti nuragici, fra cui il nuraghe Sirai. Nelle rampe che collegano prima e seconda sala, sono rappresentate vedute della via sulcitana, che collegava Cagliari a Sant’Antioco, le necropoli romane, gli antichi approdi e i relitti ricostruibili con i reperti di Cala Piombo (Teulada). Nella sala dedicata al Sulcis fenicio, ammirerai materiali di Sulky, (odierna Sant’Antioco) e di Bithia (Chia).
Il museo originario era imperniato sull’insediamento di Monte Sirai, oggi testimonianze e ricostruzioni del sito sono custodite nella terza sala: grazie a stazioni multimediali farai una visita virtuale nell’acropoli sul colle, composta da case, piazze, tempio e necropoli. La città fu fondata intorno al 750 a.C. dai fenici integratisi con la civiltà nuragica, che pochi decenni prima avevano eretto Sulky; fu poi conquistata (520 a.C.) dai cartaginesi e abitata insieme a popolazioni autoctone fino a fine II secolo a.C., in epoca romana. Ammirerai la sua opulenza nei corredi funerari rinvenuti nelle tombe a fossa fenicie, negli ipogei cartaginesi e nel tophet (cimitero per i bambini), in parte ricostruito nella sala. Sono descritti tempio e culti dei morti, attività domestiche e altri spaccati di vita quotidiana. Al museo e ai siti archeologici sono abbinati i numerosi siti minerari dismessi di Carbonia, città nata col boom minerario nel 1938 per garantire alloggio ai lavoratori del bacino carbonifero Sirai-Serbariu, che oggi ospita il museo del Carbone. Altro luogo di cultura da non perdere è il museo etnografico delle attività agropastorali.