Il toponimo significa ‘pietroso o pietraia’ e riflette conformazione del territorio e abbondanza di materiali litici delle colline circostanti, tra cui Monte s’Orcu. Perdaxius sorge in un tratto di pianura attraversata dal torrente omonimo, nel cuore del bacino carbonifero del Sulcis, in un’area ricca di piombo argentifero, un tempo estratto dalle miniere di Peppixedda e di San Simplicio. Ora abbandonate, per secoli sono state le principali risorse del paese, oggi dedito ad allevamento con ottima produzione casearia (formaggi caprini e pecorini); attività vitivinicola, da cui derivano carignano, monica e cannonau; e lavorazione di pellami di alta qualità, usati dai raffinati stilisti. Strettamente legata al ciclo di vita e feste è l’arte di ‘fare il pane’: spiccano civraxu, cocoi, pane con l’uovo, tipico della Pasqua, e pani de sposoriu, per grandi cerimonie. Rinomate anche le tradizioni gastronomica, con ottime carni (bovine, di maialetto, agnello, pecora e capretto), e dolciaria, tra cui risaltano bianchinus, gueffus, pabassinas, pardulas, pirichittus e pistoccus.
Il Comune di Perdaxius, autonomo dal 1958, comprende ben 14 piccole frazioni - le maggiori sono Mitza justa, is Manais e is Pistis -, dove risiede circa la metà dei mille e 500 dei suoi abitanti, a testimoniare dell’origine del paese dall’accorpamento di vari nuclei isolati. Il villaggio principale fu fondato dopo l’anno mille dai frati francescani, conquistato dai pisani, poi passò in possesso del giudicato di Cagliari, infine della Corona d’Aragona. Petrargio o Perdacha, abbandonato nel XV secolo per sfuggire ad attacchi pirateschi, fu ripopolato e riorganizzato nel XVIII. Le case sorsero in origine attorno a un centro monastico, oggi si articolano in una rete di strade che gravitano attorno alla nuova parrocchiale di San Giacomo (1959). Al patrono, festeggiato a fine luglio (insieme alla patrona Sant’Anna), è dedicata anche la chiesa romanico-pisana del XIII secolo, restaurata, che presenta una facciata in pietra bruna vulcanica, terminata da un campanile a vela. È la maggiore testimonianza artistica insieme a un altro santuario romanico, San Leonardo, che si erge in periferia tra ulivi secolari con facciata ricostruita nel XVII secolo. Notevoli le pitture di età spagnola, che osserverai nelle ante dell’armadio che custodisce il simulacro del santo. Le celebrazioni in suo onore sono la domenica di Pentecoste. Da non perdere anche su Corrali, convento benedettino nella frazione di Pesus.
I terreni fertili e l’abbondanza di giacimenti minerari hanno attratto insediamenti sin dalla preistoria, Vi si trovano il nuraghe Camboni, in periferia dell’abitato, e il nuraghe di Monte s’Orcu. Dell’età del Bronzo sono anche le tracce di sepolture in cavità naturali nella località su Moinu de Perdaxius, adibite a sepolcro.