Si adagia su dolci colline, a circa 50 chilometri da Cagliari. Villanovaforru è un paesino di poco più di 600 abitanti, importante centro culturale, salito alla ribalta a metà del Novecento, in seguito alla scoperta del nuraghe Genna Maria e all’apertura del museo archeologico a esso collegato. Il complesso nuragico domina il territorio sulla cima di una collina. Presenta un torrione centrale (del XV secolo a.C.), circondato da un bastione di quattro grandi torri unite da spesse mura che racchiudono un cortile con pozzo parzialmente scavato nella roccia. A sua volta l’antemurale quadrilobato è racchiuso da una cinta muraria a sei torri angolari. All’interno e all’esterno di essa c’è il villaggio, costruito in più fasi.
Le capanne più evolute presentano strutture complesse a pianta centrale, con vani decorati di varie forme. Nell’età del Ferro (IX-VIII a.C.) il complesso fu usato per scopi votivi, come testimoniano gli oggetti rinvenuti. I preziosi reperti degli scavi (riferibili a sette secoli di frequentazione) sono custoditi in un’elegante palazzina ottocentesca, un tempo monte granatico, oggi museo. Espone anche i ritrovamenti di altri siti di età prenuragica, nuragica, punica, romana e tardoantica provenienti da villaggi, necropoli, tombe monumentali dei paesi della Marmilla che formano il consorzio sa Corona Arrubia. All’interno rivivrai le fasi di vita quotidiana dei popoli nuragici e l’evoluzione dei riti sacri, sino al culto di Demetra e Core e a quelli bizantini.
La struttura dell’abitato di Villanovaforru è seicentesca: il paese fu fondato sotto la dominazione spagnola. Tante le case costruite secondo tradizione agricola del Medio Campidano. Gli abitanti di Villanovaforru sono particolarmente devoti a santa Marina di Orense, martire spagnola che si festeggia due volte l’anno (lunedì e martedì dopo Pasqua e a metà luglio). Le si rende omaggio e lode in processione, con i coggius, canti liturgici, Ave Maria e rosario cantati in sardo. Le donne anziane coltivano appositamente il basilico, che in occasione della festa viene benedetto e posto accanto alla statua della santa. Tutti i fedeli ne prendono un ramoscello per la propria casa. Is frabbicas de Santa Marina, un film del regista Piero Tatti, è incentrato sulla particolare usanza. Altre celebrazioni sono il 20 gennaio per san Sebastiano, a metà maggio per sant’Isidoro e a inizio ottobre per san Francesco, cui è dedicata la parrocchiale.