Sorge alle falde della catena del Montiferru, in un territorio in parte ammantato da boschi di querce, in parte coltivato a oliveti, vigneti, e frutteti, specie ciliegi, non distante dalla penisola del Sinis. Bonarcado è un borgo di circa 1600 abitanti a 25 chilometri da Oristano, che lega nome e fama a due ‘gioielli’ di architettura romanica: il santuario e la basilica di Nostra Signora di Bonacatu, nome sardo del paese che deriva da Bonarcanto o Bonacranto, a sua volta corruzione del greco Panachrantos (Immacolata). I due edifici formano un complesso che si affaccia su una deliziosa piazza del centro storico e sono sedi del più antico culto mariano dell’Isola. Il santuario bizantino è uno dei primi edifici cristiani dell’Isola: l’impianto è forse del V secolo, successivi interventi del VII-VIII, quando probabilmente si era già insediato un nucleo abitativo. Fu costruito riusando parte di precedenti terme romane, delle quali è venuto alla luce un tratto di pavimentazione a mosaico.
Al ‘tempio’ originario furono aggiunte due facciate, una a ovest nel XIII secolo, decorata con archetti pensili e bacini ceramici, e una a nord nel 1933 in stile neoromanico. Al suo interno ammirerai un quattrocentesco bassorilievo raffigurante la Madonna. Di fronte al santuario sorge la basilica, eretta dai monaci camoldalesi nel 1146 in pietra basaltica scura che la rende particolarmente suggestiva. L’edificio fu rimaneggiato a metà del secolo successivo da maestranze arabe provenienti dalla Spagna e ampliato nel 1700 con una seconda navata e alcune cappelle. Nell’ambito dell’abbazia monastica fu redatto il condaghe di santa Maria di Bonarcado (XII-XIII secolo), uno dei più antichi documenti in sardo che riporta notizie storiche ed economico-sociali, in un periodo di floridezza del borgo, sotto il giudicato di Torres. La venerazione per la Madonna si esprime pienamente con le celebrazioni di metà settembre. Ad esse è associata la sagra del torrone, prodotto con l’ottimo miele della zona. Rinomati sono anche olio extravergine e ciliegie, cui a giugno è dedicata una sagra. Mentre a inizio agosto è tempo della sagra del bovino. Altre feste sono il 19 gennaio in onore di san Sebastiano, con processione a cavallo e pariglie lungo le strade del centro, e a inizio febbraio per san Romualdo.
Fertilità e abbondanza d’acqua hanno attirato insediamenti stabili sin dal Neolitico, testimoniati da varie domus de Janas. All’età del Bronzo risalgano nuraghi, dei quali tantissimi del tipo ‘a corridoio’, associati a tombe di Giganti, in gran parte issati nell’altopiano al confine con Paulilatino: Campu Scudu, Livandru, Scovera, Serra Crastula, sas Losas, Serra Ollastu e Ziligherto. Sono immersi in boschi di querce, dove spuntano anche valle e cascata sos Molinos, uno dei luoghi più spettacolari del Montiferru, vicina alla sorgente di Pranos, rinomata per l’acqua minerale.