L’ispirazione per le sue forme rimanda al Pantheon di Roma e all’architettura del Palladio. Il principale luogo di culto di Guasila, fulcro del paese, è un vero e proprio tempio dall’aspetto, allo stesso tempo, imponente ed elegante, costruito in quello stile neoclassico tanto caro al suo progettista, l’architetto Gaetano Cima. La parrocchiale dedicata alla Beata Vergine Assunta fu progettata nel 1839 ma la realizzazione iniziò tre anni dopo, per concludersi nel 1852. La pianta è ottagonale, e al corpo centrale accederai tramite un pronao con sei colonne doriche, preceduto da una scenografica scalinata. Il timpano è retto da due pilastri angolari.
L’edificio fu edificato nel punto in cui sorgeva un precedente luogo di culto, il campanile che affianca il prospetto sulla destra, infatti, è del XVIII secolo. Dentro l’aula ti resterà impressa la volta cupolare, con decorazioni a motivi geometrici e floreali sviluppati dalla base della cupola fino al centro, chiuso con un lanternino. Le pareti sono scandite da otto colonne, tra esse si aprono sei cappelle, delle quali due maggiori. La prima, dedicata a Santa Maria, custodisce una statua raffigurante la dormitio virginis e un simulacro di san Pietro apostolo, proveniente secondo tradizione dallo scomparso villaggio di Sennoru, a un chilometro da Guasila. Nei giorni che precedono la festa patronale, la domitio virginis è protagonista di un rituale di vestizione di origini bizantine: il simulacro viene adagiato su un letto dorato, cosparso di oli e profumi e vestito con abiti sfarzosi e con is prendas, gioielli e corona d’argento. La statua viene poi collocata al centro del santuario. La seconda cappella maggiore è intitolata al Cristo morto e ospita un simulacro attribuito ad Antioco Lonis, scultore di Senorbì attivo nel XVIII secolo. Il presbiterio, separato dall’aula da una balaustra in marmo, ospita l’altare maggiore in marmo policromo. Nella sua nicchia centrale ammirerai la statua dell’Assunta tra due angeli. Ai piedi del tabernacolo sono conservate le reliquie dei santi Primo, Engrata e Benigno, in un’urna murata, posta sotto una pietra nera. Dalla vecchia parrocchiale guasilese provengono un fonte battesimale, un’acquasantiera e un pulpito realizzato nei primi anni del XIX secolo.
Sulla destra del tempio, eretto nel 2002 a santuario diocesano, noterai l’oratorio del Rosario, il cui edificio risale al XVIII secolo, mentre le fonti riportano che già dal XVI vi fosse un oratorio operante a Guasila, con il nome di Obraria de Nostra Senora del Rosser. A pochi passi dalla chiesa potrai ammirare i preziosi oggetti del corredo liturgico, i paramenti, i reliquiari ed gli ex-voto provenienti dal santuario esposti nel museo Scrinia Sacra, ospitato nei locali dell’edificio un tempo carcere, poi municipio, oggi luogo d’arte e cultura.