Domus de Janas, menhir, circolo megalitico, nuraghe, tomba di Giganti, villaggio e granaio: s’Ortali ‘e su monti, a pochi passi dal mare d’Ogliastra, riassume tre millenni di preistoria raccontati da consistenti tracce prenuragiche (IV-III millennio a.C.) e da monumenti nuragici realizzati tra l’età del Bronzo medio e la prima età del Ferro (XVI-IX secolo a.C.). Il parco archeologico sorge su due colline contigue in località San Salvatore, a circa cinque chilometri di Tortolì: lo raggiungerai da una deviazione sulla strada che dal centro abitato porta al lido di Orrì, consentendo di arrivare anche alla chiesetta di san Salvatore.
La più antica testimonianza del complesso risale al Neolitico recente (3500-2700 a.C.), è una domus de Janas, parte delle più vasta necropoli di monte Terli. La grotticella funeraria è costituita da un breve corridoio e da una grande camera dotata di cinque nicchie. Fu scavata nel granito almeno un millennio, forse due, prima dell'avvento dei nuragici, che la riutilizzarono. Proprio accanto alla domus fu eretto il nuraghe a pianta complessa, chiamato alternativamente s’Ortali ‘e su monti o San Salvatore e costruito con blocchi di granito sbozzati e sovrapposti sommariamente. La torre centrale (mastio), indagata nel 2010, è del tipo a tholos (falsa cupola), ha 'vissuto' un lungo utilizzo, il più recente in epoca storica, come testimoniano sepolture romane e bizantine. Oggi il nuraghe è alto cinque metri e mezzo, ma tutto lascia intendere che in origine sfiorasse i venti metri, più alto de su Nuraxi di Barumini. Il diametro è di 15 metri, analogo a quello del Santu Antine, reggia nuragica di Torralba. Accederai al mastio da un ingresso sormontato da un architrave – un menhir riusato - e da una finestrella triangolare. L’accesso immette in un corridoio coperto da lastroni sapientemente lavorati. Lasciato a sinistra l’ampio vano scala, l’andito conduce a una camera circolare, con tre nicchie disposte a croce.
Attorno alla torre si sviluppa un muro di cinta con pianta atipica, irregolarmente ellittica, che ingloba tre torri secondarie: quella a nord appare come la meglio conservata. Dei tre accessi originari, è agibile quello a est, che immetteva nel cortile antistante il mastio. All’esterno del bastione noterai alcune strutture che si addossano alla cinta muraria e i resti di una decina di capanne: due con focolare che hanno restituito ceramiche e oggetti di vita quotidiana. A nord, addossata alla cortina muraria, vedrai un’area destinata alla conservazione delle derrate alimentari, costituita da un piano dove erano alloggiati dieci silos. Uno di essi ha restituito una significativa quantità di grano, altrettanto era contenuto in grosse giare nelle capanne, le quali, quasi tutte, erano dotate di macine. Una si configura come ‘capanna-mulino’. Pochi dubbi, dunque, sulla principale attività degli abitanti del villaggio: raccolta, lavorazione e stoccaggio del grano, che presuppone una coltivazione intensiva delle fertili pianure ai piedi del nuraghe. Il grano era prodotto in quantità tali da scambiarlo con altri beni, base per traffici commerciali: s’Ortali ‘e su Monti è il massimo esempio di granaio della Sardegna nuragica. È verosimile che l’estensione dell’insediamento, stimato in cento capanne, spaziasse oltre l’attuale parco archeologico.
Nella parte della collina maggiormente rivolta verso il mare, vedrai un spazio delimitato da massi disposti a cerchio, del diametro di quasi dodici metri: non una disposizione casuale. Qui i ritrovamenti, riconducibili alla cultura di monte Claro, attestano la frequentazione del sito durante l’età del Rame (2500-1800 a.C.). Sull'altra collina, nell'area dove un tempo sorgeva l'area sacra neolitica, i nuragici impiantarono una tomba di Giganti del tipo a filari. La loro tipica sepoltura fu costruita contestualmente al nuraghe, nel XV secolo a.C. Il fronte è formato da lastre infisse nel terreno a formare un semicerchio (esedra), al centro è posta la parte inferiore di un’imponente stele centinata con scorniciatura in bassorilievo, in origine costituita da due o tre blocchi. Alle spalle, ammirerai parte del corpo tombale absidato, un tempo lungo oltre 15 metri e largo dieci. Le pareti sono formate da lastre infisse su cui poggiano grossi blocchi granitici. In gran parte si tratta di menhir riusati, provenienti da allineamenti vicini, costituiti da decine di monoliti. Due di essi sono ancora eretti accanto alla tomba, insieme simboli di fertilità e lapidi funerarie, il più alto sfiora i quattro metri.